mercoledì 27 aprile 2011

Precisazione

Non lo so ma ci penso così osservo questo livido nero sul mio petto. E’ solo quel che resta del mio cuore. Ma non fa male, non fa mai male strapparsi a forza l’anima dalla carne. Si smette anche di sanguinare, prima o poi. Solo che quel poi per me ha un gusto così strano. Come se avessi perso il sapore vero della vita. E inietto altro veleno nelle mie vene. C’è la cura. Hanno inventato la cura per non guarire mai. Un fulmine improvviso, si passa dal freddo al calore che brucia le vene e poi torna a muoversi veloce la vita degli altri attorno. Come un vampiro ho voglia, tanta voglia di nutrirmi di tutte quelle emozioni che non sono più mie. E allora profano le loro anime conducendone i corpi ad abbeverarsi del mio stesso malessere. Non servono canini per azzannare tutte le loro vite e succhiare la linfa che a me non accende il fondo degli occhi. Così sono diventato io stesso la morte,a piccole dosi e senza altre complicazioni. Come una vela tengo la direzione con la mia falce e conduco altre moltitudini a me. Io sono la morte degli altri.

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